Me la dai?

 “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. (Atti 20,35)

Me lo diceva, senza citare la fonte, una signora qualche giorno prima di Natale, mentre digitava il codice numerico della sua American Express, in attesa che le porgessi i sacchetti coi regali per le figlie: qualche gonna, un paio di felpe, un giubbino.

“Dipende da te, dipende da me, le cose che hai che hanno te”. Questo è Ligabue. Meno chiaro (come al solito), ma rende l’idea.

Avere fa il paio con potere. Tu puoi fare quello che vuoi con le cose che hai. È questo il fascino legato alla proprietà: l’idea che tu possa usarla senza condizioni. 

La minaccia più grande per chi ha è perdere. Non poter più usare. Non poter più. Anche se non usavi quella cosa da anni.

Son già circa 4 mesi. 4 mesi in cui un uomo nella terra dei liberi si aggira da un bar all’altro, tra un pancake e un waffle minacciando di perdere soldi.

Piccola digressione: in US alla fine, sul conto, compare il prezzo del servizio + l’eventuale tassa comunale. Una sorta di inno alla trasparenza finanziaria. Ma non è ancora quello che uscirà dal tuo portafoglio pieno di pezzi verdi: manca la mancia (tip). I camerieri hanno una paga base, molto irrisoria, dal momento che se la devono letteralmente guadagnare: la mancia è ciò che guadagnano, ma, ovviamente, rimane a discrezione del cliente. Solitamente oscilla tra il 10% e il 20% del totale. Se vedete un cameriere particolarmente affabile, ora avrete una chiara visione dell’ovvio e saprete il perché.

Ecco, son 4 mesi che un uomo decide di “farsi carico della missione di Gesù” e, come mancia, in un conto a una cifra prima della virgola lascia somme con almeno 3 zeri dopo il punto. “Quant’è?” “3€” “ok” (…) “Signore ma questi sono 3000€!”

Beh, se lasci il resto sul tavolo un principio di cavalleria rusticana impedisce a chiunque non sia il cameriere di impossessarsene, quindi non è assurdo vedere un uomo che lentamente si allontana perdendosi nei fumi della città. Ti ricorderai gli occhi, la cicatrice, quello strano tic, il cappello, la maglietta, ma rimarrà sempre un perfetto signor Nessuno.

Nell’epoca social l’innominato degno di Manzoni (che forse ne condivide anche la volontà di redenzione) si apre una pagina di Instagram e la chiama @tipsforjesus, caricando le foto di tutti i miracolati che si ritrovano con un motivo in più per pregare e un altro per inserire l’antifurto di casa con più zelo.

 

Al di là del lato romantico della storia, l’aspetto interessante è che chiunque stia leggendo questo post, ora, pagherebbe per essere il prossimo cameriere, pur intuendo che l’azione esemplare sia quella del benefattore. Ci hanno sempre insegnato che, quando l’aria si fa fresca e la città s’accende di stelline luminose, è tempo di prepararsi a ricevere, ma nessuno ci insegna a donare. È un di più. Uno fa sacrifici per poter rendere l’altro felice. A qualcuno addirittura è stato insegnato come restituire e come ricambiare il regalo sull’enorme bilancia della giustizia dei rapporti. Senza contare che non tutti credono di avere qualcosa da dare. Finché non lo puoi impacchettare, poi, per molti, un regalo non è degno di esser chiamato così. Come s’impacchetta l’onestà? Come la disponibilità? E l’attenzione? L’amore? La fiducia?

 

Ma la verità è che tutto dipende dalla libertà.

Non è vero che la libertà finisce dove inizia quella dell’altro. La libertà finisce dove non hai più niente da perdere. Perdere è libertà. Sei libero quando puoi permetterti di perdere, persino la libertà.

E questo vale più che mai non col tuo iPhone o con la tua wii, ma coi tuoi rapporti: amicizie, relazioni, impegni. “Puoi perderli?” Solo se la risposta è  allora tu puoi. Se la risposta è NO allora sei incastrato.

Oggi lo chiamiamo attaccamento: ti aggrappi a quella persona e credi che senza non potresti vivere, magicamente ignorando che vivevi fino a prima di conoscerla.

Nessuno baratterebbe la libertà per la ricchezza.

Molti credono che la ricchezza doni libertà. E dopo Natale fanno i saldi: si svendono.

 

Vi racconto un’altra storia:

Un uomo voleva entrare in monastero. Il priore per vedere se era così libero da entrare gli chiese: “Se tu avessi due milioni di euro, li daresti ai poveri?”. “Certamente, signore!”. “E se tu avessi duecentomila euro, li daresti ai poveri?”. “Certamente, signore”. “E se tu avessi duemila euro, li daresti ai poveri?”. “Eh no, signore”. “E perché?”, chiese stupito il priore. “Perché io li ho duemila euro!”.

in dollari fanno tipo…

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