Chi non si tenta è un tonto – Guida pratica alla 1ª domenica di Quaresima

Ci siamo, come al solito si parte da qui.

Gesù che dice mollami al diavolo.

Non è che siamo sul set di Matrix e Gesù si ritrova in cima ad una montagna in un deserto per davvero.
È una di quelle storie che non fanno parte della Storia, ma di una grande metafora della vita di Gesù: la tentazione di usare in maniera diversa il suo potere, la sua posizione e le sue conoscenze. In un unica puntata il Vangelo ti racconta una vita intera: Gesù e la tentazione di mollare il colpo. Gesù e la tentazione di lasciar perdere.

Si è appena battezzato, ha ricevuto lo Spirito. Ora lo Spirito lo porta nel deserto.

Dobbiam capirci: per chi crede se una cosa è bella e non ci fa soffrire allora vuol dire che viene da Dio; se una cosa, invece, è dura e dolorosa allora viene dal diavolo, dal male. Per chi non crede, se una cosa è bella, è grazie a me, se è dolorosa la domanda “perché mi fai questo?” spunta sempre fuori.
Qui dice chiaramente che è lo Spirito. È lo spirito che lo spinge nel deserto.

Ecco io credo che oggi sia arrivato il momento di smetterla di nasconderci.
Smetterla di dire aiuto, il diavolo mi tenta! Il serpente è il male, il diavolo è cattivo…, ma se anche il male venisse da Dio? Se il serpente fosse una montagna, una barriera, un passaggio necessario, che tu devi compiere per crescere, per liberare quello che c’è dentro di te?

 

Lo Spirito costringe Gesù nel deserto per confrontarsi con i suoi demoni.
La tentazione non è Dio che vuol farti cadere in errore, che vuole vedere se resisti.
Se invece la tentazione servisse a vedere veramente ciò che hai nel cuore? A tirar fuori il meglio di te? Eppure capita spesso quando stiamo male: o ci abbandoniamo e ci perdiamo via, oppure tiriamo fuori le palle.

La tentazione non è il male ma il tuo lato opposto, quello che non vuoi vedere, che fai finta di non avere, che preferisci allontanare definendolo male solo perché cambia l’immagine che hai di te o è difficile da accettare.

Sta a vedere che la tentazione è un dono. Bisogna essere tentati, bisogna affrontarsi.
Nel deserto non si scappa: ci sei tu e i tuoi limiti, tu e le tue ombre. E solo mettendole in chiaro, facendo luce puoi scoprire quello che hai dentro, chi sei. Alla fine anche i tesori sono nascosti, le perle sono nel fondo del mare e dentro le ostriche: siamo ossessionati dal custodire il meglio di noi che piuttosto lo teniamo sotterrato nei cassetti della nostra mente.

Le tre tentazioni non sono inviti a fare delle cose peccaminose, ma delle seduzioni molto fini a cambiar marcia.
Anche perché non è quel barattolo di Nutella che ti tenta, non sono sempre gli altri, non siamo sempre vittime.

 

E quelle di Gesù sono tentazioni molto attuali perché ogni uomo che ha potere le conosce, le accetta e largamente le usa.

La prima: sfrutta le tue capacità per te stesso.
Per il Vangelo una capacità utilizzata solo per sé è demoniaca; utilizzata per tutti è un miracolo. Da un estremo all’altro.

La seconda: Sii quello che gli altri si aspettano da te.
Il pinnacolo è il punto più alto, più in vista: se Gesù fa qualcosa di spettacolare da lì, tutti lo vedranno. La gente non si aspettava altro che un Messia così. Adeguarsi agli altri è demoniaco; inseguire il proprio posto, anche a costo di dire dei no a chi ti vuole bene è il miracolo della tua vita.

La terza: Fa’ quello che ti dicono gli altri e avrai il successo.
Senza cedere qualcosa non farai strada. “Ci vogliono gli agganci”. “Tutti lo dicono, 6 troppo buono: e i buoni fanno una brutta fine!” “Che sono io, lo scemo del villaggio?” “Il mondo va così, non ci puoi far niente… siamo dentro ad un sistema” “Tu fallo e non farti domande”. E così ti trovi a sporcarti le mani, senza scrupoli, senza il coraggio di guardarti allo specchio la mattina.

 

Basta far passare per sfigato il diavoletto che ti tenta: tentati per tentare di scoprire il meglio che hai.

 

Lettura del Vangelo secondo Matteo 4, 1-11

In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: / “Non di solo pane vivrà l’uomo, / ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».

Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: / “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo / ed essi ti porteranno sulle loro mani / perché il tuo piede non inciampi in una pietra”».

Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: / “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: / “Il Signore, Dio tuo, adorerai: / a lui solo renderai culto”».

Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

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