50 sfumature di nero – Guida pratica alla 5ª domenica di Quaresima

Puzza. Una puzza che ti entra nelle ossa.

Per chi non l’ha mai sentita, è proprio peggio di un pomeriggio immerso in un qualsiasi soffritto: da buttar via i vestiti.

E poi basta.

Tecnicamente è l’ultimo messaggio che rimane di noi su questo mondo.

E non risparmia nessuno.

Ma per quanto crediamo che la morte sia una di quelle situazioni che non possiamo vivere due volte, in realtà ci capita di sperimentarla anche tutti i giorni: ci capita di morire dentro.

Senza contare che c’è chi muore e vive per sempre e chi vive ma è già morto.

 

La pagina di Lazzaro, che sembra la più lontana dal nostro vivere, la più degna di effetti speciali, è invece la più quotidiana, la più comune. Rasenta la banalità.

È una pagina che ti dice di lasciare che la morte ti trovi vivo.

Nessun rito magico, nessuna sfera del drago, nessun potere alieno.
In questa storia Gesù risveglia un amico morto.
Un amico che, SPOILER ALERT!, morirà ancora. Magari in modo meno tragico della 1ª volta, magari senza destar sorprese, magari facendolo anche apposta, ma morirà.
E non c’è proprio nulla di fantastico, ma solo qualcosa di profondamente umano.

Che vuol dire morire? Che vuol dire che non ci sei?

Ragionassimo per immagini, la preparazione del corpo di chi muore era decisamente suggestiva:
un sepolcro
bende intorno a piedi e mani
un sudario sul volto

Leggi:
un luogo da cui non si viene fuori
qualcosa che ti tiene legato
qualcos’altro che impedisce anche al mondo di vedere chi sei per davvero. Ti copre la faccia.

 

La storia di Lazzaro allora non è una storia che si chiude (o in questo caso si apre) con un dottore che guarda l’orologio e dichiara l’ora del decesso, ma è una storia che parla di tempo e di rinunce.

Parla di tempo perché nel brano la sua è più una morte in progressione: prima è malato, poi è addormentato, poi morto, poi morto da quattro giorni e infine risvegliato.
Le sue sono davvero 50 sfumature di nero perché ci si arriva per gradi, non perché non sapevano che colore usare dopo il grigio.
Lazzaro muore col passare del tempo.

Parla di rinunce perché quando ti accorgi di star male da morire, il corpo e la mente sembra tendano ad assecondare la malattia: ti lasci andare, ti abbandoni, ti vien da dormire, da adagiarti.

Quando stai male rinunci ad affannarti.
Quando stai male ti senti di rinunciarci.
Rinunci alla vitalità e ti convinci che non puoi fare altrimenti.
Capita che tu ti senta un peso, che ti pesi sentirti male. E che la bilancia non sia abbastanza resistente.

La malattia è il tempo delle rinunce: non puoi permetterti di fare quello che ti appartiene, di essere a pieno chi sei davvero.
E parla una lingua che la mente comprende solo se il corpo glielo lascia fare: capita di non accorgersene, di capirlo quando è già tardi, quando sei già malato.

La storia di Lazzaro ti dice che chi rinuncia sta lentamente morendo.
Anzi, che ogni volta che si rinuncia è già una morte.
Che ogni volta che rinunci ad essere chi sei davvero sei già morto.

Capita che ci sia un amico a rialzarti, capita che il corpo abbia già gli anticorpi per quella volta, capita che la puzza annebbi i tuoi occhi e capita anche che la fede, il tuo crederci, sperare nel domani ti dia la forza di stare sveglio.

 

Da quanto tempo stiamo puzzando senza neanche accorgercene?

Da quanto tempo stiamo fermi ad aspettare, assordati dal silenzio di un cuore che non si ricorda più di battere?

 

«Dove l’avete posto?» 

Dove avete messo i sogni, i desideri, le aspettative? Dov’è la tua voglia di vivere? Hai ancora un motivo per cui andare a dormire la sera col sorriso e risvegliarti che non vedi l’ora di andare?
Ti manchi?
Perché morire quando hai ancora una vita da vivere?

 

«Togliete la pietra.»

Perché tenerti la vita dentro? Vieni fuori, tirala fuori! Cambia l’aria viziata, apri una finestra sulla tua vita e lascia uscire la puzza. Lascia che il sole ti scaldi la pelle!

 

«Scioglietelo e lasciatelo andare.»

Ti senti legato? Lascia(ti) andare.
In fondo, la più grande testimonianza di amor proprio e per gli altri è proprio quella di lasciare che ognuno vada per la sua strada.

 

Non lo so se Lazzaro è stato risvegliato da Gesù per far scena, se voleva solo fare un favore a Marta e Maria o se era rimasto colpito dalla loro fede in lui; non so se gli mancava solo il suo amico o se voleva dargli il tempo di riprendersi la sua vita.

So che alle volte un amico, un po’ di coraggio ad alzarsi e a mostrarsi per quello che si è, vivi o morti, è meglio di qualsiasi defibrillatore.

Scarica! Libera!

 

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 11, 1-53

In quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.

Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».

Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.

Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!».

Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra.

Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.

Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Comments

comments

Rispondi