Chi ha paura della “matura”?

18-19-23-5.

La mia Maturità aveva queste date.

Era la prima volta che associavo la parola esame con quella di voto.

In 5ª elementare e in 3ª media ero talmente poco coinvolto che ho dormito come un bimbo. E ridevo un sacco all’orale! Ho riso da matti anche il 5 luglio, ma questo non potevo immaginarlo.

Con la maturità ho avuto caldo tutta notte.

Era la prima volta che rischiavo, credevo. Certo, rischiavo ben poco: ero giusto alla caccia della gloria dei superbi, ma rischiavo.

 

Gli anni del liceo sono gli anni in cui a casa fa caldo anche d’inverno: tante sono le discussioni.
Tutti ci provano, ma pochi genitori decidono di barattare per davvero il controllo con la fiducia.
Potessero, molti, andrebbero loro a sedersi, di nuovo, tra quei banchi, tanta è l’ansia.
E tu, da bravo ragazzo, studi.

 

Più ne sai e più ti senti potente, anche se inizi a chiederti, nel profondo, se gli autori greci ti daranno uno strappo al lavoro quando la macchina sarà dal meccanico, o se Dante saprà esserti d’aiuto quando i conti a fine mese non torneranno.

“Studia che vai avanti. Quello che studi ti aiuterà ad avere una laurea ed un buon lavoro”.

Magari condito di quella speranza, di un traguardo che non è solo tuo, ma anche di chi ha dovuto fare rinunce per farti crescere.
Credere che il diploma sia solo tuo è riduttivo: si diploma tutta una famiglia.
Ricordo mamma quanto fosse in tensione per il mio orale e quanto provasse a far finta di nulla per non mettermi pressione.

 

È il mondo dei grandi, eppure non sanno quanto valga la “X” nell’equazione della vita.
E vivono comunque più che degnamente.

Ma che fine fanno i “10“?
Dove li collezioniamo poi?
E tutte quelle volte che ti è venuta in mente la risposta esatta proprio sul ritiriamo i fogli della prof.?

 

Conta quello che sei, conta quello che fai, gli esami non dicono quanto vali… sì, ma, anzi, troppo spesso, dicono proprio l’esatto opposto.
Me l’ha insegnato Domenico, che ora ha la sua fabbrichètta e dà da mangiare a 4 famiglie (oltre la sua); o Vincenzo, che è diventato mio vicino di casa e trova sempre il tempo per fare due tiri al pallone col suo piccolo; o ancora Gabriele, che ha inseguito il suo sogno ed ora la gente paga solo per vedere cos’è riuscita a partorire la sua mente e così anche Fabio che ha aperto due negozi.
Tutti “da aiutare”, tutti “scansafatiche”, tutti “pessimi alunni”, tutti miei coetanei, nessuna laurea.
Qualcuno col diploma alle serali.

Tutti uomini che ce l’hanno fatta.

L’unica maturità per cui vale la pena agitarsi è quella che in media non fa media.
Quella maturità che ti fa decidere chi sei e dove vai.
Il resto è solo una brutta copia scarabocchiata.
Quella che alla fine non si consegna.

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