La pioggia non lo sa

Prendi due dita della mano destra e battile sul palmo della mano sinistra.

Quel rumore lì è un rumore familiare.
Un rumore che cambia a seconda di quello che hai sopra la testa.
Cambia se hai un cappello, cambia se hai un cappuccio, un ombrello, un giornale, una borsa.
Cambia se hai anche solo le mani.
Cambia se hai il tettuccio della tua macchina o il tetto di casa sopra di te.
E cambia anche se hai qualcosa dentro la testa.
Cambia se ti senti solo o se ti senti libero.
Cambia se hai la forza di correre o se non hai più la voglia di camminare.

Piove.

Gli antichi dicevano Zeus piove. Dio piove. Alla fine ci è rimasta una 3ª persona dimenticata.

Non importa che siano nuvole e che anche i bambini coi loro disegni lo imparino presto. Conta che la pioggia ti costringe a prendere una posizione: o ti bagni o aspetti.
Ma lei non ti aspetta mai: anche se sai già che arriverà, la pioggia se ne frega e ti frega.
Alle volte si fa annunciare rumorosamente, la senti nell’aria, senti il suo odore, vedi il cielo che scatta fotografie alla terra; altre volte non riesci a capire da dove arrivi perché c’è ancora il sole alto.

Prima 2 gocce, poi altre 2, poi qualche secondo tra la vita e la morte, tra l’asciutto e il fradicio.
La pioggia è per egoisti, nessuno la può sentire anche per te.
La pioggia è per tutti, non fa preferenze.
E qualsiasi punto dove la strada è rimasta chiara diventa casa, rifugio.

Ma capita anche che un punto chiaro sulla strada non ci sia.
Capita che l’asfalto si tinga ovunque di un grigio intenso e scuro.
Capita che la strada ti faccia vedere il cielo senza alzare lo sguardo, perché capita che la pioggia decida di rimanere in terra a ricordarti che è passata di lì.
Capita che la pioggia decida di restare, talmente tanto da volersi portare con sé alberi, macchine e motorini.
Capita che si tinga di fango e non le bastino più i tuoi piedi nascosti negli stivali, ma voglia prendersi anche le tue ginocchia.
Capita che la pioggia faccia paura.

La pioggia non conosce pietà, gioia, dolore, fatica, limite, tatto.
La pioggia piove, ma la pioggia non lo sa.

Non lo sa che c’è chi aspetta la pioggia per non smettere di piangere e chi piange perché aspetta che la pioggia smetta.
Non lo sa che può portare vita nei campi del paese e che può portare desolazione sulle strade di città.
Non lo sa che per uno che adora vedere il sole brillare dei riflessi della pioggia in estate, ce n’è un altro che non ci crede che si sia solo nascosto dietro ai nuvoloni dell’inverno.

La pioggia è un cielo che piange, ma non piangi solo quando le cose non vanno.
Piangi quando la vita ti coglie impreparato, quando non te l’aspetti, quando è troppo.
Troppo bene o troppo male porta pioggia.

Avremo sempre un motivo per piangere, come il cielo.
E ci saranno sempre cose per cui non riusciremo mai ad essere davvero pronti, come la pioggia.
Ma ci ritroveremo tutti su quel lembo di cielo rimasto asciutto che chiamiamo arcobaleno e, chissà, avremo occhi più lucenti per guardare il sole dentro alle pozze delle nostre strade di ogni giorno.

Comments

comments

Rispondi