Che (ti) aspetti? – Guida pratica alla 4ª domenica d’Avvento

Ciao, che fai?

Quando ero più piccolo c’era lo squillo col cellulare: componevo il numero della ragazza che mi piaceva ed aspettavo che il telefono facesse il suo bip.
E questo bastava a dirle sto pensando a te.
Passavamo anche 5min buoni a farci squilli.
E tutto stava nel perdere tempo ad attendere quel bip.

Oggi, basta un ciao che fai? su Whatsapp.
Ancora più subdolo, un mi piace su facebook, su instagram, un tweet tra i preferiti.
Poco importa che t’interessi effettivamente quello che succede di fronte a quello schermo illuminato a giorno.
Poco importa che ti piaccia davvero quel post o quel pensiero.
T’interessa solo far sapere a quella faccia illuminata che hai messo in pausa quello che stavi facendo tu per aprire una finestra su quello che sta facendo lei.

Questo era quello che fa il tipo intraprendente, quello che prende l’iniziativa, quello che si applica, quello che ci prova, quello che non si arrende, che combatte.

Ti dicono sempre che chi fa, vince.
Se ci tieni, fai.

Ma non ti dicono mai che nelle relazioni, fare, conta tanto quanto lasciar fare.
Anzi, conta pure meno.

Conta pure meno tanto più è importante per te la persona che hai di fronte.
Conta meno e costa di più.

Volersi bene alle volte sembra avere dei seri problemi con gli aggettivi possessivi: quando tu entri nella sfera del mio, il bene che io spero per te si confonde un po’ troppo col mio.
Siamo dei presuntuosi giustizieri del bene: giriamo come degli sceriffi pronti a sparare il nostro affetto sulle persone che amiamo, senza accorgerci che i colpi non sono a salve.
Senza accorgerci che facciamo loro del male. Il loro male. E così anche il nostro.

Ti stai rovinando la vita.
Puoi fare di più.
Sei cambiato.

sono solo un altro modo per dirti non sei come io ti vorrei.

Il condizionale è il modo di ciò che non è, di ciò che rende la realtà meno bella di quella che è.
Il condizionale è un bugiardo che non vuole crederci.
Alle volte si camuffa in un sognatore, ma non ha il suo coraggio di usare l’indicativo.
I sognatori parlano al futuro.

Un asino è un asino.
Non è colpa sua se non è all’altezza.
È che proprio non ce la fa avrà detto qualcuno.

«Perché slegate questo puledro?»
«Il Signore ne ha bisogno».
E li lasciarono fare.

Non dicono “ma non è meglio un cavallo?” “Sicuri?” “È solo un asino!” “Io non lo prenderei…”
Si fanno da parte.
Come quella madre che preferisce portarsi dietro del disinfettante per le ferite piuttosto che delle ginocchiere per il figlio che vuole togliere le rotelle alla bici.
Lasciar fallire oggi chi amiamo è il primo passo per lasciare che vincano domani.

Per questo Natale regalate indietro la libertà di non potervi deludere.
Lasciateli fare.
Non aspettatevi nient’altro che di vivervi così come siete.

In fondo, lasciar fare è la cosa più grande che possiate fare per qualcuno.
E un po’ anche per voi stessi.

Lettura del Vangelo secondo Marco 11, 1-11

In quel tempo. Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, il Signore Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».

Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono.

Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?».
Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù.
E li lasciarono fare.

Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra.
Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! / Benedetto colui che viene nel nome del Signore! / Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! / Osanna nel più alto dei cieli!».
Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.

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