Mi dichiaro in arresto

State studiando per diventare avvocati? Prima di mandarci qua, provate a fare qualche giorno anche voi.
Solo per vedere com’è.


Una frase così, sembrava uno scempio.
E andava in scena al carcere di Monza.

“State in guardia: vogliono solo confondervi”.

È vero: volevano farci credere che ci fosse un senso per tutto.
Si affannava la nostra professoressa e si affannava la direttrice: se lo meritano, è giusto così e alle volte faremmo prima a buttar via la chiave. Non ne vale la pena.
Ma chi ci crede per davvero?
Chi crede che in carcere pesino di più le sbarre di ferro o le porte blindate non sa di cosa parla.
Pesa di più l’esistenza.
Pesa di più non sapere perché sei ancora qui, che senso hai.
Cambia il tempo, si perde il tempo.
Cambia lo spazio, si lotta per lo spazio.
Cambia l’aria, manca l’aria.

Frega niente della rieducazione.
Frega niente di una pena da scontare, visto che di sconti non ne fanno, anche se molti credono ce ne siano di troppo.
Frega niente delle condizioni del carcere.

Mi frega di quello che ho visto sabato sera.
Stavolta ero al carcere di Bollate (che è un carcere vero!) e con i miei occhi ho assistito ad un’evasione degna del miglior romanzo che non troverete in libreria.

Sono evaso io.

Il carcere è il luogo dove ti ipotecano la speranza, dove perdi la libertà, dove ti abbandonano.
Ma è anche il luogo dove sperimenti il trionfo della libertà, quella vera però!, quella che nasce dal far pace con se stessi prima che con gli altri.

Erano in tanti, erano in tuta e raccontavano la storia di Pinocchio a modo loro.
La storia di uno che diventa umano perché scopre come si impara ad amare: basta accorgersi di essere amati, nonostante.

Nonostante
lo scetticismo, l’egoismo, la prepotenza, l’ingenuità e la superficialità, la mancanza di rispetto, la rabbia, l’insensibilità, l’opportunismo, l’ingratitudine, la testardaggine.

Ho riso un po’, sorriso di più, immaginando come fossero finiti in calzamaglia e nasone finto.
Ancora non sapevo che di lì a poco mi sarei ritrovato con un nodo in gola: un improbabile Mangiafuoco cerca di incalzare i Pinocchi.

“Ma chi sei tu per davvero?”

Uno alla volta si presentano e ci raccontano quando sono stati Pinocchio nella vita, quando hanno sbagliato.
E poi basta.

Scricchiolava il legno sotto di noi, brillava una luce nuova sopra di loro: erano liberi. Liberi dal male, liberi da amare.
Forse era soltanto la luce del sole, che segna il giorno nuovo che nasce, anche se non lo si vede mai sorgere in quelle sale.
O forse ci stavano solo insegnando che, nonostante tutto, vale sempre la pena.

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